Luci e ombre si intrecciano al Campionato Mondiale Marathon

Le prestazioni dei corridori di Soudal-Lee Cougan al Campionato Mondiale si concludono con un senso di opportunità mancate. I risultati che avevano sognato sono scivolati via per una serie di inconvenienti .

Hanno indossato tre maglie diverse, quelle della nazionale del loro paese d’origine, Leonardo Paez, Dario Cherchi e Adelheid Morath ma hanno scelto tutti per la 22ª edizione del Campionato del Mondo Marathon lo stesso modello di bicicletta, la Lee Cougan Crossfire Trail per l’inseguimento alla maglia più ambita. I tre corridori di Soudal-Lee Cougan, oltre alla bicicletta, hanno però anche condiviso la frustrazione e la delusione di aver visto scivolare via i risultati che avevano sognato.

Snowshoe, nello stato del West Virginia, ha ospitato il Campionato del Mondo XCM un anno dopo la Coppa del Mondo della stessa disciplina e lo ha fatto con un percorso di 104 chilometri con 1.988 metri di dislivello.
Campionato del Mondo da resettare subito con i nostri tre corridori fuori dai giochi per una serie di episodi che hanno rovinato quella che poteva essere una buona giornata. Per Leonardo Paez e Adelheid Morath sono state le forature, Dario Cherchi ne ha ancora di più da raccontare.

Leonardo Paez
“Un po’ amaro questo mondiale, mi sentivo molto bene, avevo fatto un’ottima preparazione ma purtroppo a volte la fortuna non gira. Sono partito bene ma ho fatto un errore dopo pochi chilometri e sono caduto, ho dovuto recuperare e sono rientrato sui primi inseguitori di Koretzky che all’inizio ha sfruttato il percorso più tecnico poi al Km 35 ho forato la gomma in tre punti, Ho messo i vermicelli ma non sono riuscito a gonfiare bene perchè ho rotto il rubinetto della capsula del gas. Sono rientrato su un gruppetto dove c’erano Dario, Porro e Samparisi, poi alla feed zone mi sono fermato per rimettere in pressione la gomma e ho perso ancora tempo, ho recuperato di nuovo il gruppo e insieme abbiamo ripreso altri cinque corridori, alla fine sono arrivato 12°. Poteva andare meglio ma è andata così purtroppo, sono contento di come mi sono sentito e ringrazio la squadra per il supporto e per avermi portato qui, peccato che non sono riuscito a ripagarla con una buona prestazione ma ho fatto del mio meglio. Adesso si pensa a recuperare e alla prossima gara di Coppa del Mondo sempre qui in America e poi al rientro in Italia”

E’ stata ancora una foratura a far svanire le ambizioni di Adelheid Morath, delusa non perché non potesse vincere il titolo, ma sopratutto perché poteva mostrare dopo un’ostinata malattia il suo potenziale nella gara più importante dell’ultimo blocco della stagione.

“Ho tagliato la mia gomma posteriore dopo 20 chilometri. Nella lunga strada verso la feed zone successiva al Km 41, ho perso tantissimo tempo e quando l’ho raggiunta, ovviamente non c’era più nessuno della squadra, così la mia gara è finita. Fortunatamente la mousse Andreani nel pneumatico mi ha consentito di continuare a stare in bici nel bel mezzo del nulla, niente da vedere davanti a me, nessuna avversaria dietro. Beh, che dire oggi ho pedalato sul cerchio per tanti chilometri, ma ho preso tutto con filosofia e sono felice di aspettare la gara di Coppa del Mondo di domenica prossima”

104 chilometri da affrontare ma appena sulla seconda discesa il primo colpo di scena, dopo neanche dieci chilometri, per Dario Cherchi che ha chiuso la sua odissea in 23ª posizione.

“Penso che una gara in cui mi sono capitati tanti inconvenienti tutti assieme non l’ho mai fatta. Fango pazzesco dopo il diluvio della sera prima, ma sono partito bene ed ero poco dopo i dieci quando nella seconda discesa sono scivolato, una caduta innocua ma mi si è storto il manubrio e ho perso tempo a raddrizzarlo. Da li iniziava un lunghissimo tratto di singletrack in cui era praticamente impossibile superare, sono ripartito nel secondo gruppo ma eravamo già distanti parecchio dai primi. Alla seconda feed zone, ho avuto delle difficoltà a prendere la borraccia e mi sono staccato di nuovo dal gruppo che ho però ripreso sulla salita successiva, dove a metà abbiamo sbagliato strada e siamo finiti nel nulla.
E’ stata una cosa incredibile, io ero in coda al gruppo ma qualcuno a metà si è distratto e ci ha portato fuori strada, abbiamo perso tantissimo tempo per tornare nella direzione giusta. Stavo molto bene, davvero un peccato perchè potevo giocarmi un posto nei dieci, ci tenevo tanto a fare bene ma questa gara mi ha veramente amareggiato e deluso al di la del risultato finale ottenuto”

A margine del Campionato del Mondo Marathon, Víctor Fernàndez ha conquistato sabato in Spagna la Subida a La Reina, uno degli eventi classici del calendario ciclistico nazionale della strada, una gara molto combattuta in cui il ciclista cordobese ha manifestato la sua soddisfazione per il suo stato di forma in questo finale di stagione. La gara che consisteva in 15,5 Km e una pendenza complessiva di 900 metri ha avuto un grande equilibrio tra i favoriti durante tutta la salita, ma a meno di un chilometro dal traguardo Fernàndez ha lanciato un potente attacco che gli ha permesso di ottenere la sua prima vittoria in questa competizione che comprende nel suo albo d’oro i nomi di Alberto Contador, Alejandro Valverde e Igor Astarloa.